Appunti di un’anemica


Trascritto alla fine del 1957 e corretto sulla base dell’originale nel luglio 1958 a Ermenonville.


Ermenonville, 26 dicembre 1957


Ho trascorso la maggior parte della mia vita a dormire, un’altra buona parte in attesa di un miracolo, meditando l’irraggiungibile. Solo una parte minima del mio tempo sembra essere stata dedicata ad attività che non si distinguono da quelle di altre persone.

Un’infanzia interrotta all’esterno nell’arco di una sola ora non cessa di farsi sentire all’interno. Quante volte ho desiderato che mio figlio fosse mio padre – che mia figlia fosse mia madre. Quante volte – quante volte! Non riesco a sopportare questo essere adulta e non riesco più a cambiare – non con la mia attesa, non con la mia incessante folle aspettativa del miracolo. Il miracolo che non posso descrivere, sì, il miracolo a cui sono dedicate queste pagine. Il mio miracolo si farà pagare. La sua condiscendenza, la sua grazia di apparire avrà un prezzo. La sua esistenza sarà breve, come tutto ciò che è miracoloso. Forse per viverlo dovrò pagare con la vita. Il mio numero del destino – il 99 – l’ho scoperto solo questo mese, quasi in questo stesso momento in cui incomincio a scrivere. Contribuisce a farmi sempre più convincere che il miracolo si sta avvicinando a me, quel miracolo il cui prossimo passo sarà la morte. Che sogno bello, patetico!

Il numero 100 è infantile. Chi sa contare fino a 100, sa comunque fare qualcosa. Il 99 è come prendere un respiro – o meglio: tenere il fiato. Non si sa che cosa succede dopo. Si aprirà finalmente la porta, la tenda sparirà? Avanzerà il bello-terribile? E in quale forma – in quale? Una forma che provi che la vita è stata meravigliosa e che da ora in poi finisce, perché tutto ciò che è possibile per un essere umano – tutto ciò che per me è possibile è avvenuto. L’anno prossimo il 99 diventerà il 100. Sì, nell’anno 1958 un giorno – non so la data precisa – il mio bel 99 si trasformerà in uno stupido 100. Quanto al 99 – spiegare come l’ho scoperto e esplorato … qui preferisco non rivelarlo Resterà il mio segreto. Quando una persona impazzisce il medico per curarla cerca di scoprire il suo segreto. Se io impazzisco, sarà per il 99.

Sono comunque abbastanza sicura che in questi ultimi giorni dell’anno non devo aspettarmi più il miracolo. L’anno prossimo un giorno – non so quale – il 99 diventerà un 100. Quando questo avverrà, tutto sarà finito: il miracolo, l’attesa – il pericolo di impazzire per il 99 – tutto ciò sarà finito. Il mio miracolo ha qualcosa di un volto. Di un volto particolare, mortifero. Provo vergogna già solo a descriverlo vagamente. Si vedrà – no, non si vedrà un bel niente. “Sì, un siffatto povero cervello d’ombra non sopporta molto.” Questo l’ha detto Hans Christian Andersen.

Dal 1949 nei miei sogni c’è solo infelicità e angoscia. C’è una montagna di avvenimenti che mi opprime durante la notte, ogni notte da capo. Da questa montagna non riesco a togliere niente. Così è, quando si sta in piedi senza forza con le braccia ciondoloni. Ecco, questa è la mia postura di base. Ma da sei mesi prendo dei sonniferi, benché per il sonno abbia un talento. Ed ecco! Quella piccola medicina taglia i fili dei sogni, quei fili cui ero appesa da 8 anni e che mi hanno fatto ballare, balli orribili durante la notte. Da allora è cresciuta la mia riverenza per la farmacia. Medication: Hypnotique Supponeryl. Dormire senza sogni, vivere senza dolori. Si può avere per soli 200 franchi a scatola.

Uscita in: Unica Zürn. 2008. Due diari [Notizen einer Blutarmen und Das Haus der Krankheiten]. Brescia: Edizioni l’Obliquo, 33-35.

Da: Unica Zürn. 1988. Notizen einer Blutarmen. Sechsbändige Gesamtausgabe. I.4. Berlin: Brinkmann & Bose, 27-28.